“Se vai in Calabria sentirai che c’è un odor di Calabria come c’è un odor di neve, come c’è un odor di sole.”

-Anselmo Bucci

Colonizzata nell’VIII secolo a.C. dalle popolazioni greche, questa regione conobbe un rapido sviluppo commerciale ed urbanistico, con centri quali Raggio Calabria, Sibari e Crotone.

Nella prima metà del IV secolo fu però occupata dalla popolazione dei Bruzi, che diedero per lungo tempo il nome alla regione, divenuta il Brutium dei Romani, mentre Calabria indicava solo la Penisola Salentina. Durante le guerre puniche la popolazione locale si schierò contro Roma, ma cadde comunque sotto il dominio dell’Impero, che dal 132 a.C., iniziò a fondare le sue colonie, e la incluse nella III regione augustea. Con la fine dell’Impero Romano d’Occidente, questa zona conobbe un periodo di calma, durato fino fin sotto ai Bizantini (VII sec. d.C.), con i quali prese il nome di Calabria.

I Longobardi la conquistarono e la annessero al ducato di Benevento, distruggendo l’unità della regione, che venne ripristinata solo nell’885, dal generale bizantino Niceforo Foca, che scacciò saraceni e longobardi. Il sistema fiscale bizantino, però oppresse le popolazione, continuamente scossa dalle incursioni marittime dei saraceni. Una ripresa della situazione locale si ebbe solo con i Normanni (1060), e successivamente con gli Svevi, ma gli Angiò riappensantirono il sistema di tassazione, ed introducendo il sistema del latifondo, finirono per compromettere la prosperità della Calabria.

Il sistema fiscale angioino fu sfortunatamente continuato dagli Aragonesi, causando una serie di rivolte contadine (1459) e la famosa rivolta di Tommaso Campanella (1599). Il governo spagnolo lasciò quindi il governo della regione ai baroni locali, con un proliferare di abusi di potere e prepotenze che prostrarono ulteriormente la popolazione. Dopo il 15 maggio 1848, si ebbe in Calabria un’insurrezione antiborbonica a cui ne seguì un’altra dovuta allo sbarco di Garibaldi (1860) a Melito di Porto Salvo.

Così, seguendo le sorti del Regno di Napoli, anche la Calabria fu unita al regno d’Italia, con la pesante eredità borbonica di arretratezza e miseria diffusa.

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